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BTP Italia. Sotto la lente (aggiornato) OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Arriva lunedì 4 aprile la nona emissione del BTP Italia: il Buono del Tesoro con una cedola in parte fissa e in parte variabile collegata all’andamento del tasso di inflazione italiano. Il rendimento non è più quello di un tempo: la cedola fissa è allo 0,40%. Ma l’interesse dei risparmiatori sembra immutato. Perché se l’inflazione salisse i rendimenti aumenterebbero proporzionalmente. Conviene ancora sottoscriverlo? E quali rendimenti ci si può attendere nel prossimo futuro?

BTP Italia. Sotto la lente (aggiornato)

Anche se i rendimenti sono scesi, l’interesse dei risparmiatori sembra immutato. Ed ecco che a pochi giorni dalla scadenza del primo BTP Italia lanciato nel 2012 - il Buono del Tesoro con una cedola in parte fissa e in parte agganciata all’andamento del tasso dell’inflazione italiana la famiglia dei titoli di stato pensata appositamente per l’investitore privato si allarga con una nuova emissione, la nona.
Il nuovo titolo in sottoscrizione da ieri, lunedì 4 aprile e fino al 6 aprile, salvo chiusura anticipata il 5 aprile in caso di forte domanda, ha raccolto ordini per 2,3 miliardi di euro durante la prima giornata, per un totale di 28.361 contratti. Il lotto minimo sottoscrivibile è di mille euro. Ma si potrà acquistare il Btp Italia anche al termine di questo periodo, in un qualsiasi momento prima della scadenza attraverso la propria banca. In questo caso tuttavia, il prezzo potrebbe cambiare rispetto all’acquisto in sottoscrizione.

Ma perché investire in un titolo con rendimento agganciato al tasso di inflazione se il costo della vita è negativo, vale a dire se i prezzi scendono?

La risposta è semplice. Il nuovo Btp Italia avrà una durata di 8 anni e in 8 anni molte cose possono cambiare. Non dimentichiamo infatti che l’obiettivo dichiarato della Banca centrale europea è di riportare al più presto l’inflazione in prossimità del 2% annuo. Oggi che l’inflazione è sottozero (-0,2%), il titolo rende solo per la parte fissa, che è stata indicata in un rendimento dello 0,40%. Ma se l’inflazione tornerà al salire, ad esempio al 2%, ecco che la nuova cedola si porterà al 2,4%. Il valore reale del capitale, in questo modo, sarà salvo.

Le caratteristiche
Le cedole semestrali, infatti, sono composte da una parte fissa, con un rendimento minimo garantito sul capitale investito, e da una parte variabile, indicizzata all’andamento del tasso di inflazione (italiano), cioè calcolata sulla base dell’indice FOI dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e di impiegati (depurati del tabacco). Significa, quindi, che ogni 6 mesi i BTP Italia pagano ai sottoscrittori gli interessi a tasso fisso rivalutando il capitale sulla base del tasso di inflazione del semestre di riferimento, facendo di conseguenza incrementare la cedola, qualora il tasso di inflazione si alzasse.
Invece, nel caso di una inflazione negativa non si perde nulla e il risparmiatore incasserebbe solo la parte fissa della cedola. Che nell’emissione odierna, come abbiamo visto, è pari a un rendimento dello 0,40%.
Bisogna tuttavia ricordare che il valore definitivo della cedola della nuova emissione sarà stabilito solo al termine del periodo di raccolta degli ordini, quindi dopo il 7 aprile. Ma non potrà comunque scendere sotto la soglia dello 0,40%: al massimo potrà salire di qualche punto percentuale, senza però eccessivi stravolgimenti.

---- Una differenza importante
Al contrario, le obbligazioni indicizzate al tasso di inflazione europeo (le cosiddette inflation-linked) prevedono alla scadenza il rimborso del valore nominale del capitale investito più un rendimento indicizzato all'andamento del tasso di inflazione dei Paesi dell'area Euro. Con il rischio, quindi, che in situazioni deflazionistiche al momento del rimborso si eroda anche il montante della rivalutazione del capitale maturato.

Il bonus
Un ulteriore bonus, poi, è riconosciuto ai risparmiatori della prima ora che acquistano il BTP Italia entro il 6 aprile e lo mantengono fino alla sua naturale scadenza. Per loro, infatti, è previsto un premio fedeltà del 4 per mille lordo sul valore nominale dell’investimento. In pratica, per ogni 10.000 euro di capitale si otterrà un accredito di 35 euro, al netto della tassazione del 12,50%.

La storia
Ma se le principali caratteristiche che hanno contribuito a fare la fortuna del BTP Italia sono rimaste invariate, non vale lo stesso per le cedole fisse. Nel corso degli anni, da quella prima emissione voluta nel 2012 nel pieno della crisi del debito sovrano dell’area Euro, quando ancora il tasso di inflazione si attestava su valori di poco superiori al 3%, i rendimenti reali (la parte fissa della cedola, quella non legata all’inflazione) si sono ridotti drasticamente. Chi ha tenuto in portafoglio il BTP Italia emesso nel 2012 fino alla scadenza, lo scorso 26 marzo, ha potuto incassare un rendimento netto annuo del 2,817%, calcolando anche il premio fedeltà riconosciuto al termine del quadriennio.

Quale sarà il rendimento effettivo?
E’ difficile prevedere oggi quale sarà il rendimento del nuovo Btp Italia. Facciamo un esempio. Qualora il costo della vita si mantenesse più o meno stabile per tutto il 2016 ai valori attuali chi sottoscrive oggi un Btp Italia avrebbe il primo anno lo 0,40% garantito. Supponendo, infatti, che l’inflazione per i primi sei mesi continui a mantenersi in territorio negativo al -0,40%, e si porti in territorio positivo per i successivi sei raggiungendo un livello del +0,40%, al termine dei primi due semestri l’investitore si vedrebbe riconoscere un rendimento esattamente pari alla cedola fissa in quanto i due tassi di inflazione (il positivo e il negativo) andrebbero a compensarsi.

Se, invece, dal 2017 l’inflazione annua tornasse positiva il BTP Italia inizierebbe a pagare di più. Quanto di più dipenderà dal valore dell’inflazione che verrà rilevato nei 6 mesi di riferimento. Se per il primo semestre si avesse un tasso dell’1% allora si otterrà un rendimento pari all’1,40% (il calcolo è matematico: il tasso di inflazione si somma a quello della cedola garantita). Se per tutto il secondo semestre, invece, i prezzi al consumo salissero fino a un +1,40% la cedola per il risparmiatore arriverebbe a pagare un 1,80% lordo.

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