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Indici virtuosi battono tradizionali OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

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Terna, Generali, Eni. Sono alcune delle aziende italiane più virtuose sul mercato. I loro titoli (azionari e obbligazionari), insieme a quelli di altre società tra le più etiche d’Europa, sono inclusi negli indicatori di sostenibilità. Che, negli ultimi 5 anni, hanno reso anche il 15% in più rispetto ai concorrenti tradizionali. Come investire su di loro e ottenere il massimo? Con i prodotti finanziari “verdi” che replicano l’andamento degli indici. Ecco quali sono

Indici virtuosi battono tradizionali

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Dagli anni a ridosso della crisi economica, quindi dal 2007-2008 ad oggi, gli indici di sostenibilità, che seguono l'andamento delle performance di un paniere di titoli azionari utilizzando criteri di calcolo non solo finanziari, ma che tengano anche in considerazione il punteggio raggiunto dalle aziende sotto il profilo della sostenibilità ambientale, sociale e del buon governo d'impresa (ESG), hanno registrato risultati migliori rispetto ai loro concorrenti tradizionali.
Dal maggio del 2010 al marzo di quest’anno, per esempio, l’indice Msci Europe and Middle East Sri, uno dei principali indicatori “verdi” a livello europeo messo a punto da Morgan Stanley Capital International - la società scorporata da Morgan Stanley specializzata nella produzione di indici azionari e obbligazionari - ha registrato una performance cumulata di 182,33 (fatta 100 la base di partenza nel 2010), contro un risultato di 155,36 del corrispettivo Msci Europe and Middle East.

Le società
Tra le società più virtuose, e le prime in termini di peso all’interno dell’indice di Msci, vi è il gruppo farmaceutico svizzero attivo a livello globale La Roche Holding, la multinazionale danese specializzata nella cura del diabete Novo Nordisk e il colosso telefonico britannico Vodafone.

Anche alcuni importanti nomi italiani rientrano tra le aziende che compongono gli indici ESG. Tra questi c’è Terna, l’operatore delle reti per la trasmissione dell'energia elettrica, incluso già dal 2007 all’interno del paniere del Msci Europe Sustainability. Il gruppo assicurativo Generali, tra gli altri, fa parte dal 2011 dell’indice FTSE4Good Global index e della sua versione europea FTSE4Good Europe. Eni, la multinazionale italiana del petrolio, del gas naturale, della petrolchimica e della produzione di energia elettrica, dal 2015 è uno dei 317 titoli che compongono il Dow Jones Sustainability World Index, ed è inclusa nel corrispettivo europeo Dow Jones Sustainability Europe.

Guadagnare con gli indici
Gli indici di sostenibilità non offrono soltanto una panoramica dei titoli che rispettano i criteri ESG. Ma vengono concretamente utilizzati come base per la creazione di prodotti di investimento “verdi” destinati ai risparmiatori e agli investitori istituzionali.

Lo strumento più diffuso a questo scopo sono gli Etf (Exchange Traded Fund) : prodotti a basso costo che replicano l’indice di riferimento (benchmark) attraverso una gestione totalmente passiva. Si tratta di fondi comuni di investimento quotati in borsa, che non applicano commissioni di entrata, di uscita e di performance, ma prevedono commissioni di gestione (spesso inferiori all’1%) di norma più contenute rispetto a quelle previste dai tradizionali fondi comuni a gestione attiva. Poiché l’obiettivo degli Etf è di replicare l’indice di riferimento e non di “batterlo” , guadagnando di più, hanno un rendimento molto simile (se non a volte identico) a quello del sottostante. Tra gli Etf “verdi” molto liquido è l’Etf iShares Dow Jones Europe Sustainability Screened UCITS di BlackRock che replica l’andamento del Dow Jones Sustainability Europe Index. Il fondo, lanciato a febbraio 2011, a marzo ha fatto registrare una performance annualizzata a 5 anni del +6,68%, contro un risultato del +6,87% del benchmark di riferimento.

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