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Sicilia Meridionale: itinerari tra storia e buona cucina OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Tesori dell’antichità greco-romana, meraviglie del barocco, buona cucina e ottimi vini. La Sicilia Meridionale è una tappa perfetta per una vacanza a settembre, passato il grande caldo estivo, e per coniugare visite culturali e buon cibo. Si parte da Siracusa per passare da Isola delle Correnti, Marzamemi, Pachino e Noto. Fino ad arrivare a Ragusa e ai luoghi che fanno da sfondo alle vicende del commissario Montalbano

Sicilia Meridionale: itinerari tra storia e buona cucina

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Dall’antichità greco-romana alle inchieste del commissario Montalbano via barocco siciliano: si potrebbe sintetizzare così un itinerario molto particolare, che permette di scoprire la storia trimillenaria della Sicilia meridionale, le province di Siracusa e Ragusa.

Perfetto per i mesi di settembre e ottobre, una volta passato il grande caldo estivo, permette di alternare a piacere turismo artistico-culturale e mare, senza tralasciare di cogliere aromi, sapori e profumi dell’enogastronomia locale.

E visto che la Sicilia è un ottima tappa per gli amanti del buon cibo ecco che ai classici consigli su cosa vedere si aggiungono anche quelli sui migliori ristoranti e sui prodotti tipici locali da assaporare almeno una volta.

Salvo diverse soluzioni, per arrivare in zona la combinazione più comoda è andare in aereo fino a Catania, che è fuori da questo itinerario, muovendosi poi da lì con un’auto a noleggio in direzione sud.

Ipotizzando un viaggio di una settimana, con partenza il 16 e ritorno il 23 settembre, l’offerta più conveniente per chi parte da Milano è quella di EasyJet a 124,71 euro a persona, con partenza alle 6:35 del mattino da Malpensa e ritorno alle 9:00 da Catania.

La prima tappa del tour enogastronomico è Siracusa, definita da Cicerone “la più bella città della Magna Grecia” e dal 2005 uno dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO congiuntamente alla Necròpoli di Pantalica che, avendo tempo a disposizione, vale una deviazione verso l’interno.

In realtà, il tour della città inizia qualche chilometro prima, in località Belvedere, per visitare il suggestivo Castello Eurìalo. Si tratta di un’imponente fortificazione, fatta costruire dal tiranno Dionisio I a cavallo tra la fine del IV e l’inizio del V secolo a.C., e situata in posizione dominante e panoramica (guardando verso nord, per esempio, la visuale abbraccia facilmente tutto il golfo di Augusta).

Il Castello Eurìalo rappresentava l’estremità occidentale delle mura che racchiudevano una delle metropoli del Mediterraneo e del mondo allora conosciuto, forte di una popolazione molto superiore a quella attuale (alcuni storici parlano anche di un milione di persone) e in grado di rivaleggiare con Atene per potenza economica e culturale.

A seconda del tempo disponibile la visita di Siracusa può essere più o meno approfondita, ma non si possono tralasciare sia i monumenti dell’antichità, sia il cuore della città, l’isola di Ortigia. Nel primo caso, tenendo conto che le vestigia greche e romane sono ovviamente numerosissime e distribuite in vari punti della città, bisogna fare tappa almeno al Parco archeologico della Neàpolis, dove si trovano tra l’altro il Teatro greco, l’Orecchio di Dionisio (grotta artificiale nell'antica cava di pietra detta Latomia del Paradiso, con caratteristiche di amplificazione dei suoni tali da ispirare le leggende legate al tiranno che le dà il nome), e l’Anfiteatro romano.

---- Sull’isola di Ortigia invece è obbligatorio farne il pèriplo passeggiando e godendosi il panorama marino, con tappa a metà strada al gotico Castello Maniace, e poi visitare la splendida piazza del Duomo e la cattedrale barocca con tempio di Atena incorporato, le cui colonne doriche sono tuttora visibili anche dall’esterno. Il tutto senza dimenticarsi di buttare l’occhio e attivare l’olfatto per cogliere gli aromi dei numerosi caffè e pasticcerie in cui fare una sosta ritemprante.

Ortigia è anche il posto migliore per iniziare ad assaporare la tradizionale cucina siciliana. Un’idea può essere quella di recarsi al colorato e vivace mercato di Ortigia che offre qualsiasi tipo di prodotto enogastronomico della zona come formaggi, salumi, olive, vini e liquori, senza dimenticare gli immancabili dolci.

Per un pranzo veloce si può fare tappa al Caseificio Borderi dove si può mangiare ottimo street food sul posto, tra i banchi del mercato, un ricco tagliere di salumi e formaggi oppure un panino scegliendo tra quelli venduti all’esterno da far condire secondo la fantasia dello chef Andrea o quelli all’interno, dove si può liberamente scegliere i condimenti.

Per provare un cannolo definito da molti utenti di TripAdvisor come eccezionale oppure squisite granite ci si può recare alla Pasticceria Artale, sempre nella zona di Ortigia e a pochi passi da Piazza del Duomo che propone prodotti legati alla più antica tradizione siciliana.

La parte siracusana dell’itinerario prosegue lungo la costa, fino a Portopalo di Capo Passero e all’Isola delle Correnti, estremità meridionale della Sicilia, tra terre di agricoltura, viticoltura, turismo e, un tempo, anche tonnare, passando per Avola (grande paese agricolo noto per le mandorle, la tradizione pasticcera e l’omonimo vino), per l’oasi faunistica di Vendicari, per Marzamemi e Pachino.

In questa zona d’origine di vini rossi apprezzati in tutto il mondo (è la culla del Nero d’Avola), gli amanti del vino possono fare una costa alla casa vinicola pachinese Cantina Feudo Rudinì, che offre possibilità di visite con degustazione.

Un po’ più all’interno si trova Noto, che, grazie al suo ammiratissimo centro storico barocco, è diventata anch’essa Patrimonio dell’umanità UNESCO insieme ad altre sette città tardo-barocche della Val di Noto, antico nome del distretto amministrativo sud-orientale della Sicilia colpito da un rovinoso terremoto nel 1693, la cui ricostruzione diede poi questa inconfondibile impronta architettonica.

Il centro di Noto ospita il ristorante Dammuso, che rivisita la cucina e i prodotti tradizionali (il tonno e il pistacchio solo per fare due esempi) in un linguaggio contemporaneo. E dove si possono assaporare “pasta di casa” con capperi, acciughe, melanzane pesce spada oppure un tonno in crosta di pistacchio di Bronte con contorno di caponatina.

---- Fra le sette città Patrimonio UNESCO, ci sono anche Ragusa, Mòdica e Scicli, ed eccoci così arrivati alla parte ragusana dell’itinerario.
Ragusana e anche montalbaniana, perché se è vero che le vicende dei romanzi di Camilleri sono ambientate in città e paesi di fantasia (Vigata, il capoluogo Montelusa, il borgo sul mare di Marinella) ispirati a quelli reali della provincia di Agrigento, è altrettanto vero che nella mente di gran parte degli italiani sono impresse le immagini degli splendidi luoghi scelti come scenografia per le trasposizioni televisive delle inchieste del celebre commissario: quindi, oltre alle già citate Mòdica, Scicli e Ragusa, anche Còmiso, Vittoria, Ìspica e Santa Croce Camerina, nella cui frazione di Punta Secca si trova la famosa casa di Montalbano con terrazza sul mare.

Alcuni consigli per una cena in zona? Il Ristorante Duomo si trova a Ragusa Ibla, centro storico della città con magnifici palazzi e chiese in stile barocco, definito dagli intenditori il migliore ristorante siciliano. Non a caso lo chef Ciccio Sultano vanta due stelle Michelin e propone piatti come “Spaghettino con Ambrosia di Gambero Rosso in amore e mazzancolle della costa al pesto di basilico” e “Ricciola con fiori di capperi iblei olive nere “Fiore” farcite di pasta di mandorla Romana baccelli di fagiolini e salsa affumicata”.

E a pochi passi dal ristorante, in uno splendido edificio storico, si trova l’ultimo locale inaugurato dallo chef, I Banchi – Pane al Pane, che è allo stesso tempo panificio, bar, ristorante e drogheria con piatti più semplificati.

Quando il tempo lo permette si cena sotto un limoneto alla Fattoria delle Torri di Modica, all’interno di un palazzo del centro, dove i piatti di terra e di mare sono contraddistinti da forti radici siciliane reinterpretate in chiave più contemporanea.

Modica è conosciuta come il “tempio del cioccolato” e per conoscere l’arte dei maestri cioccolatai una tappa imperdibile è l’Antica Dolceria Bonajuto, fondata nel 1880, che lavora a freddo il prodotto, composto unicamente da massa di cacao, zucchero e spezie. Chi è alla ricerca di sapori inusuali può provare i biscotti tipici della città, gli ‘Mpanatigghi, introdotti dagli spagnoli durante la loro dominazione nel XVI secolo e caratterizzati da un accostamento di carne e cioccolato.

Per una pausa pranzo a Scicli immancabile un assaggio del re dello street food siciliano, l’arancino. La rosticceria Palazzo Rosso ne offre di tantissimi tipi: da quelli più semplici con pomodoro e mozzarella a quelli ripieni di seppia o salsiccia. Ma qui è assolutamente da assaggiare anche la tipica scaccia, una focaccia ripiena in numerosissimi modi, ad esempio con pomodoro e cipolla o con melanzane fritte.

E volgendo al termine del viaggio, chi sceglie di lasciare il sud dell’isola tornando verso Catania senza riguadagnare la costa, può fare un’ulteriore digressione come appendice dell’itinerario, per visitare una o più delle altre tre città tardo-barocche Patrimonio UNESCO (l’ottava e ultima è lo stesso capoluogo catanese): Caltagirone, Palazzolo Acreide e Militello in Val di Catania. Ovviamente, assaporando anche qui i sapori tradizionali, come il pecorino siciliano e la "cubaita", un torrone morbido composto dagli ingredienti tradizionali (come l’arancia candita) a cui si aggiungono anche i ceci.

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