Tra avventure divertenti e racconti intensi, la letteratura è ricca di storie che pongono al centro la terza età. OF ne propone alcune tra le più apprezzate, tratteggiando la figura dell’anziano protagonista
Anziani musicisti ancora pieni di passione, pensionati che tra quattro chiacchiere al bar decidono di improvvisarsi investigatori, persone sole che si aprono nei confronti del prossimo e capiscono il valore dell’aiuto reciproco. Affacciarsi alla terza età non significa perdere interessi, riempirsi di acciacchi e chiudersi in casa. O almeno, bisogna saper affrontare l’età che avanza con il giusto spirito.
A trattare il tema è anche la letteratura, che spesso e volentieri mette la figura dell’anziano al centro di romanzi ora divertenti, ora intensi. OF ne ha selezionati alcuni tra i più recenti e apprezzati.
Tutti oggi conoscono Casa Verdi, la casa di riposo milanese per musicisti, unica nel suo genere, aperta nel 1902 grazie all’eredità del maestro Giuseppe Verdi. È qui che Paola Calvetti ambienta il suo “Parlo d’amor con me. Vita e musica tra le mura di Casa Verdi”. Romanzo pubblicato nel 2013, racconta dell’eccentrica cameriera Ada e delle storie di vita che le vengono descritte dagli ospiti della struttura.
Come il tenore ultranovantenne Bartolomeo, il soprano giapponese Kimiko, Piera, che suona ancora con grazia il pianoforte. Storie piene di passioni mai sopite, come quella per la musica, o di passioni che possono ancora rinascere.
AStorie di vita curiose e talvolta straordinarie vengono descritte nel volume “Rimango qui ancora un po’ – Storie di vita e segreti di longevità” (2015), ponendo in risalto gli aspetti più belli della terza età. Nella prima parte Elena Miglioli presenta una serie di ritratti di personaggi con un vissuto ricco e interessante da raccontare, al centro di esperienze che meritano di essere conosciute e ancora, nonostante l’età, in piena attività.
La seconda parte del libro, scritta da Renato Bottura, mette invece in luce con l’occhio del geriatra alcuni aspetti basilari per poter affrontare una buona vecchiaia: genetica, stile di vita, passioni, spiritualità, valori.
Aldo, Ampelio, Gino e Pilade sono i quattro pensionati-detective di Pineta, che tra un pettegolezzo, una bevuta al BarLume e una partita a carte rompono la monotonia della quotidiana vita in provincia dedicandosi ad indagini. Perché non è vero che «quando hai ottant’anni, l’unica cosa che puoi fare in un giorno di pieno agosto è andare al bar». Con arguzia dimostrano, nonostante l’età, di riuscire a risolvere misteri e delitti.
Come quello che ha portato alla morte improvvisa dell’uomo che ha venduto Villa del Chiostro a basso costo come nuda proprietà, vincolandola così alla sua stessa vita. La storia viene raccontata da Marco Malvaldi nel volume “La carta più alta”, nelle librerie dal 2012.
Andrea Vitali racconta di aver avuto l’idea alla base del romanzo “Zia Antonia sapeva di menta” (pubblicato nel 2011) dopo aver frequentato per alcuni anni una casa di riposo in qualità di medico di alcune delle ospiti. Proprio qui è avvenuto un fatto curioso, il recapito dell’estratto conto di un suo omonimo, che lo portò a costruire una storia di fantasia fuori dal tempo e piena di tenerezza, che conduce il lettore all’interno di un microcosmo animato da una serie di delicati personaggi: zia Antonia, che solitamente sa di menta mentre il nipote Ernesto rileva un giorno nella sua stanza un inconsueto aroma d’aglio, suor Speranza, il dottor Fastelli.
Tutti insieme si trovano a risolvere un piccolo grande enigma. Quelli ritratti da Vitali sono anziani sì in casa di riposo ma perfettamente lucidi, informati su ciò che succede nel mondo, dalla mente vivace. Come quelli da lui stesso conosciuti.
Ferdinand è un settantenne che vive solo in una cascina di campagna, con l’unica compagnia del gatto. Figli e nipoti sono sempre impegnati e lui si trova così ad avere molto tempo libero e molta solitudine. Finché un giorno il cane della vicina non lo porta a salvarla e a scoprire che un nubifragio ha devastato il tetto della sua abitazione.
Ferdinand invita così la signora Marceline a trasferirsi da lui, in compagnia di cane, gatto e asino. La fattoria inizia a riempirsi di nuova vita, poiché dopo l’arrivo della vicina si uniscono ai due un amico di Ferdinand rimasto vedovo, due vecchine smemorate, uno studente “E poi, Paulette…”.
È questo il titolo del romanzo di Barbara Constantine, una storia piena di sentimento che ha spopolato in Francia dal 2012. Un racconto che porta a riflettere sul significato dell’amicizia e mette al centro il dialogo tra le generazioni.