SOMMARIO
Gli analisti si aspettano un 2018 un po’ sotto-tono per le emissioni obbligazionarie. A risentirne saranno soprattutto i titoli tradizionali. Su cosa puntare dunque? Sergio Bertoncini, strategist di Amundi Sgr, spiega che sono da preferire le emissioni dei paesi emergenti, di Asia, Russia e Brasile e di quei paesi legati a commodity e petrolio. Tra gli altri, possono rientrare in portafoglio i titoli Corporate e le emissioni legate all’andamento dell’inflazione
Bond (2018): quali rischi e quali spiragli per il reddito fisso?
Leggi anche:
» Azioni, bond, liquidità, mattone. Come guadagnare nel 2018
» Azioni (2018): come portare a casa il 6-8%
» Quanto paga la liquidità?
»Investire nel mattone: le linee guida del 2018
Si prospetta un 2018 meno brillante per il reddito fisso. La stabilizzazione della crescita economica e la riduzione dello stimolo monetario da parte delle Banche Centrali avrà effetti positivi sui rendimenti sia in USA che Europa, con conseguenze negative sui titoli obbligazionari. Va ricordato infatti che la regola aurea del mercato del reddito fisso impone che, quando i rendimenti scendono, il valore cioè le quotazioni sul mercato secondario dei titoli già emessi sale. Viceversa, invece, quando i tassi e i rendimenti salgono, il valore dei bond già presenti nei portafogli degli investitori si deprezza. E attualmente ci troviamo nella seconda situazione.
Non tutti i bond, però, ne soffriranno allo stesso modo. A risentirne maggiormente, dicono gli strategist, saranno le emissioni tradizionali, quelle che hanno performato meglio nel 2017. Come fare? Sergio Bertoncini, strategist di Amundi Sgr spiega quali sono le alternative di investimento per il 2018. Su quali bond sarà meglio puntare per ottenere un guadagno. E avverte: meglio ridurre la duration.
OF: Il 2017 è stato un anno un po’ particolare per il mondo del reddito fisso, con tassi rasenti allo zero e Titoli di Stato addirittura negativi. Cosa è accaduto?
Bertoncini: In realtà il 2017 si è dimostrato un buon anno complessivamente per i comparti obbligazionari. Lato prodotti e spread, infatti, i risultati sono stati eccellenti. Soprattutto per i Bond High Yield, i Corporate Investment Grades e i Linkers, cioè quelle emissioni legate all’andamento del tasso di inflazione, che sono andate bene sia in Usa che in Europa. Non hanno fatto male nemmeno i titoli periferici. E anche gli emergenti hanno fatto segnare delle buone performance, sia in divisa locale che in valuta.
OF: Il sentimento comune di quanto successo al mercato obbligazionario l'anno scorso sembrava invece profondamente negativo. Alcuni l'hanno definito l'anno nero del reddito fisso, per via dei tassi negativi di molte emissioni governative. Erano sbagliate le previsioni?
Bertoncini: Lo scorso anno ha visto un sensibile recupero della crescita globale ma in presenza di un quadro d’inflazione stabile e di politiche monetarie globalmente accomodanti: tutto ciò ha contribuito a ridurre le spinte al rialzo dei rendimenti. In generale, anche i comparti con rendimenti più bassi hanno quindi goduto di una certa stabilità del trend di mercato.
OF: Cosa accadrà, invece, nel 2018? Si potranno replicare le stesse performance?
Bertoncini: No. Si prospetta sicuramente un anno meno brillante per il reddito fisso rispetto al 2017, anche nei comparti che hanno fatto bene.
OF: Come mai?
Bertoncini: Il problema è che il 2018 parte con rendimenti storicamente molto bassi. Una parte del territorio europeo parte in negativo sui rendimenti soprattutto nei segmenti fino a 5 anni. In America, invece, abbiamo livelli di rendimento più elevati, ma siamo comunque a livelli contenuti. Inoltre, l’andamento delle emissioni dipenderà molto anche dalle politiche monetarie delle banche centrali che diventeranno meno accomodanti.
OF: Questo significa che i tassi di riferimento continueranno ad alzarsi negli USA?
Bertoncini: Proprio così. Per quanto riguarda la Federal Reserve si tratta di un trend già in atto. Nel 2018, infatti, ci aspettiamo tre ulteriori movimenti al rialzo dei tassi di riferimento, ciascuno di 25 basis point. In Europa, invece, la BCE continuerà la sua politica accomodante, riducendo però lo stimolo monetario da 60 a 30 miliardi al mese fino a settembre. Il fatto è che la crescita economica sta accelerando, anche in Europa. E con uno scenario economico in costante miglioramento è chiaro che le banche centrali siano meno espansive.
OF: Quali sono, quindi, le previsioni di rendimento provenienti dal mondo del reddito fisso?
Bertoncini: Il rialzo dei rendimenti sia in USA che Europa comporta uno scenario meno favorevole per il reddito fisso. Anche se si tratterà di un rialzo graduale e contenuto. In Europa, per esempio, ci aspettiamo che il bund tedesco salga di qualche decina di basis point. Anche se, sui 2 anni, in Germania i rendimenti dovrebbero rimanere negativi.
OF: Conviene ancora investire in titoli obbligazionari, dunque, nel 2018?
Bertoncini: Naturalmente. L’investimento obbligazionario resta imprescindibile in un portafoglio diversificato. Certo, bisognerà prestare attenzione ai settori da privilegiare nella scelta delle emissioni.
OF: C’è, infatti, chi dice che la normalizzazione della politica monetaria non favorirà le obbligazioni tradizionali. E’ d’accordo?
Bertoncini: Direi di sì. Normalizzazione significa ridurre questa situazione senza precedenti di stimolo monetario, easing monetario. Però è evidente che questo faccia salire i rendimenti. Quindi è chiaro che tutte le emissioni con duration alta vengono impattate di più in questa fase.
OF: Significa quindi che è meglio ridurre la duration?
Bertoncini: Esatto. Noi riteniamo necessario un approccio dinamico e cauto sulla duration, che deve essere contenuta. Infatti, mediamente siamo più brevi sulla duration rispetto ai benchmarck di riferimento, soprattutto sulla parte governativa.
OF: E su quali obbligazioni “non tradizionali” si potrà puntare?
Bertoncini: Sulle emissioni dei paesi emergenti. Anzi, su un mix di emissioni in divisa locale e divisa forte.
OF: Di quali nazioni?
Bertoncini: L’Asia è sicuramente l’area che sta facendo meglio. Ma anche Russia e Brasile stanno andando bene, hanno buoni fondamentali e il fatto che il dollaro si sia deprezzato è un ulteriore elemento che riduce i rischi per quest’area emergente, il cui andamento è collegato all’andamento del dollaro. Inoltre, anche i paesi legati a commodity e petrolio potrebbero essere una buona scelta.
OF: Quali altri settori saranno da privilegiare nel 2018?
Bertoncini: Noi consigliamo di continuare a privilegiare le oasi di rendimento nel segmento corporate da 1 a 5 anni che offrono un cuscinetto di spread.
OF: Quali emissioni corporate, per esempio, vanno incluse nel portafoglio?
Bertoncini: I finanziari. Noi siamo positivi e il mercato ci sta dando ragione. Sono favoriti perché l’economia va bene, e dunque anche queste emissioni beneficiano della crescita economica, del rialzo dei rendimenti e del fatto che la pendenza della curva tenda ad aumentare. Diciamo che questo è un settore che potrebbe performare meglio di altri che sono stati favoriti finora dai tassi bassi, come per esempio le utility.
OF: Poi, quali altri settori includere?
Bertoncini: Vista la situazione attuale si potrebbero mettere in portafoglio i titoli legati all’inflazione, che sono un ottimo strumento per coprirsi dal trend di potenziale rialzo tassi. Ma non vanno sottovalutati anche gli Investment Grades americani.
OF: Converrà, invece, ancora acquistare emissioni governative?
Bertoncini: Sì. In Europa puntiamo ancora sulla parte a 5 anni con spread, quindi quella periferica che ha ancora un po’ di cuscinetto nell’ipotesi che i rendimenti salgano. Sulla parte più breve, però, è meglio il corporate.
© OF Osservatorio Finanziario - riproduzione riservata