SOMMARIO
La variabile da tenere d’occhio è sicuramente ancora la pandemia. Ma ci sono anche aspettative di inflazione e tassi in rialzo. Come orientare le scelte di portafoglio nel 2021? OF ha intervistato 4 importanti operatori del settore. Che hanno spiegato cosa scegliere tra azioni e obbligazioni. Su quali titoli orientarsi. E quali potrebbero essere i rendimenti attesi da qui a fine anno. Nell’ipotesi che le vaccinazioni di massa proseguiranno rapidamente in tutto il mondo
Si può ancora investire (con profitto) nonostante la pandemia? Gli strategist dicono di sì. Ecco le ragioni dell'ottimismo
Leggi anche le interviste a:
» Gaudenzi (Eurizon): “Economia circolare e green jobs. Ecco come investire nella sostenibilità”
» Sandrini (Amundi): “Vi spiego perché sono meglio le azioni delle obbligazioni”
» Cavarero (Generali Investments Partners): “Ritornano tassi e inflazione. Cosa accadrà nel portafoglio degli italiani?”
» Buquicchio (Crédit Agricole): “Se gli investitori scelgono la liquidità, la risposta è: cambiamo la consulenza”
È ancora la pandemia il fattore determinante da monitorare per orientare le scelte di investimento nel 2021. Il cigno nero che ha sconvolto i mercati nella prima parte dello scorso anno, ha inevitabilmente inciso sull’andamento delle Borse di tutte le principali piazze del mondo. Eppure, aldilà di ogni più rosea aspettativa, alcuni listini sono riusciti a recuperare quasi totalmente le perdite accumulate nei primi mesi, chiudendo l’anno con risultati decisamente sorprendenti. L'indice azionario Msci World, che sintetizza l’andamento delle principali Borse di tutto il mondo, per esempio, ha chiuso il 2020 recuperando il 70% dai minimi di marzo, allo scoppio dell’emergenza sanitaria. Il Nasdaq, l’indice tecnologico americano, invece, ha fatto anche meglio, tanto da guadagnare quasi il 44% e diventando di fatto il miglior listino del mondo. In Italia, Piazza Affari ha fatto segnare un passivo di circa il 5%.
Ma archiviate le impressionanti performance messe a segno da alcune asset class, restano molte incognite sul possibile andamento dei mercati nei prossimi mesi. Molto dipenderà, affermano in coro gestori e uffici studi, dall’andamento dell’emergenza sanitaria e dalla risposta di molti stati in termini di vaccinazioni di massa. Ma bisogna anche considerare che l’anno da poco iniziato è un punto di svolta importante che potrebbe vedere il cambio di alcuni trend pluriannuali che dovrebbero concludersi proprio nel 2021. Incidendo inevitabilmente anche sulle scelte di portafoglio.
Crescita economica e pandemia
I primi mesi del 2021 continuano ad essere influenzati dalle misure restrittive e da ingenti stimoli fiscali e monetari che hanno necessariamente determinato l’andamento delle principali economie del mondo. Dopo un 2020 nero per l’economia, affossata dall’emergenza sanitaria, le previsioni di un rimbalzo per il 2021 iniziano a essere più concrete. Tanto più che se il vaccino risulterà efficace e sarà distribuito rapidamente, la ripresa dei servizi dovrebbe correre certamente in modo più veloce.
Lo confermano anche le stime diffuse dall’Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico con sede a Parigi, che ipotizza per la fine del 2021 una crescita del Pil a livello globale intorno a quota 5,6%, con una revisione al rialzo di oltre 1 punto percentuale rispetto alle stime diffuse lo scorso dicembre. Mentre per il 2022 dovrebbe assestarsi intorno al +4%.
L’Organizzazione di Parigi prevede che la produzione mondiale tornerà ai livelli pre-pandemia già entro la metà del 2021. Ma solo a condizione che la corsa ai vaccini prosegua a velocità sostenuta e che non intervengano ulteriori cigni neri (come varianti sconosciute del virus) a destabilizzare lo scenario. A trainare la ripresa sono gli Stati Uniti, che dopo il -3,5% del 2020, dovrebbero chiudere il 2021 con un Pil in aumento al 6,50% per merito anche degli ingenti stimoli all’economia (nell’ordine di 1.900 miliardi di dollari) che il governo si appresta a varare.
Mentre per l’Italia l'Ocse prevede un rimbalzo del 4,1% a fine 2021, pari a 0,2 punti percentuali in meno rispetto all’outlook di dicembre. Mentre per il 2022 la crescita dovrebbe rafforzarsi di 0,8 punti al +4%.
Il mercato dei tassi e il ritorno dell’inflazione
Una crescita economica più sostenuta, porta con sé anche aspettative di inflazione più alta. Dopo quasi 10 anni di pressione da parte delle banche centrali, che hanno inondato il mercato di una liquidità senza precedenti, si inizia a prezzare una riapertura. I tassi salgono e le aspettative per una inflazione più alta diventano più realistiche. Cosa accadrà?
Secondo gli strategist è ancora presto perché il tasso di inflazione aumenti davvero. Per vedere valori strutturalmente più elevati bisognerà attendere il 2022.
Tanto più che Christine Lagarde, numero uno della Banca Centrale Europea, ha recentemente rassicurato i mercati, ribadendo la disponibilità da parte dell’Eurotower a mantenere condizioni favorevoli e accomodanti fino a quando non si assisterà ad una ripresa economica sostenuta.
Azioni o obbligazioni?
In un contesto come quello attuale, con la crisi innescata dal Covid come dovranno comportarsi investitori e risparmiatori? OF Osservatorio Finanziario lo ha chiesto direttamente agli strategist. Che hanno fatto il punto della situazione attuale, lasciandosi andare a qualche previsione per i prossimi mesi.
In linea generale, l’azionario dovrebbe rendere certamente di più dell’obbligazionario, che chiuderà infatti l’anno con rendimenti ancora prossimi allo zero, se non addirittura in territorio leggermente negativo (leggi l’intervista a Francesco Sandrini, Head of Multi-Asset Balanced, Income & Real Return di Amundi).
Per chi scegliesse di puntare sulle azioni, potrebbero avere performance migliori (almeno nella prima parte dell’anno) i titoli cosiddetti “value”, quelli cioè capaci di generare redditività nel breve periodo, a discapito invece dei “growth”, ad alta crescita, che puntano a una redditività più di lungo periodo legata a prospettive di sviluppo e innovazione (leggi l’intervista a Antonio Cavarero, Responsabile Investimenti di Generali Investments Partners, società di asset managment parte del Gruppo Generali).
Investimenti sostenibili
Un discorso a parte la meritano gli “investimenti sostenibili”. Il 2020 è stato l'anno dei record per i prodotti Esg. Guardando all’Europa, i dati diffusi da Moringstar fotografano una situazione di costante crescita. Nel 2020 i risparmiatori hanno investito oltre 223 miliardi di euro nei fondi europei dedicati alle aziende "green". Il doppio rispetto all’anno precedente, quando le sottoscrizioni avevano raggiunto la cifra di 126 miliardi. Per un patrimonio gestito che, considerando i circa 3.200 fondi sostenibili europei, ha superato quota 1.100 miliardi di euro. E il flusso di capitali verso le aziende virtuose non sembra dare segni di rallentamento.
L'elezione di Joe Biden a Presidente degli Stati Uniti e il green deal dell'Unione Europea, con l’ingente piano di finanziamenti previsti dal programma per la ripartenza Next generation Eu, che lascia ampio spazio alla transizione verde, infatti, permettono di intravedere una sempre maggiore attenzione alle tematiche Esg anche nel corso dei prossimi mesi.
Ma non tutti i settori nell’ambito dell’investimento “green” potranno performare allo stesso modo. Quali preferire? (Leggi qui l’intervista a Corrado Gaudenzi, Responsabile Long Term Sustainable Strategies di Eurizon e a Mario Buquicchio, Responsabile Wealth Management di Crédit Agricole Italia).
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