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Speciale giovani / Chi sono e perché continuiamo a stupirci ... OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Due crisi finanziarie di portata internazionale in poco più di 10 anni e il precariato li hanno trasformati nella generazione dei grandi “disillusi”. Eppure, nonostante le comuni credenze su di loro, sono particolarmente attenti e interessati all’allocazione delle loro risorse economiche. Risparmiano per comprarsi una casa e alcuni già progettano i piani pensionistici per il futuro. Ecco cosa sappiamo di loro

Speciale giovani / Chi sono e perché continuiamo a stupirci di loro

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Sono gli ultimi nati nel ventennio immediatamente a ridosso del nuovo millennio, tra il 1981 e gli anni 2000. Sono stati bambini negli anni ’80, sono cresciuti guardando i cartoni animati e giocando in cortile con i coetanei. Non hanno avuto il cellulare, il computer fisso e la connessione wi-fi fino all’adolescenza. Leggevano libri e fumetti, e per conoscere le notizie del giorno dovevano aspettare il telegiornale delle 20. Sono cresciuti senza internet e social network, ma con molte più libertà della generazione dei loro genitori, i baby boomer. E da loro hanno ereditato un’idea precisa del futuro che volevano vivere. Hanno studiato pensando di trovare il lavoro dei loro sogni e accantonare qualche soldo per mettere su famiglia.

I Millennials, così li hanno definiti sociologi e studiosi, sono però anche la generazione disillusa dai sogni infranti. Due crisi economico-finanziarie di portata internazionale in poco più di 10 anni li hanno costretti a ridimensionare le loro aspettative. I nati negli anni ’80, hanno fatto i conti con un mondo completamente diverso rispetto a quello in cui vivevano i loro genitori. Sono entrati nell'età adulta nel bel mezzo di una recessione. Hanno sperimentato, per primi in assoluto, il precariato, i contratti a termine, le collaborazioni senza ferie e malattia. Hanno scoperto che la loro preparazione universitaria non bastava per farsi strada nel mondo del lavoro. E hanno rinunciato alle loro ambizioni di carriera in cambio di uno stipendio fisso a fine mese.

Gli effetti a lungo termine di questo "inizio lento", sottolinea il Pew Research Institute, istituto di ricerca americano che per anni ha studiato gli usi e i costumi di questa generazione tentando di trovare e delineare schemi comuni, li hanno accompagnati per tutta la vita. Per questo, in Italia, sono anche stati la prima generazione di “cervelli in fuga” , espatriati a caccia di occasioni migliori e più meritocrazia.

Nel corso degli anni i Millennials sono stati al centro di dibattiti, studi e ricerche. Con l’obiettivo di delinearne un identikit che contribuisse a definire non solo le loro caratteristiche sociali, ma anche (e soprattutto) quelle economico e finanziarie. Capire chi sono i giovani di oggi, infatti, significa (da sempre) comprendere, o quanto meno tentare di prevedere, quali saranno le loro scelte di acquisto in futuro. Come spenderanno i loro soldi, cosa compreranno e, perché no, dove investiranno.

Un obiettivo che, con questa generazione, forse, non è stato mai pienamente raggiunto. Per questo negli ultimi tempi l’attenzione si è spostata sulla generazione seguente, quella dei giovanissimi nati tra il 1997 e il 2010 (definiti sinteticamente Generazione Z), che ancora sono sui banchi di scuola ma che già potenzialmente rappresentano per i ricercatori la più grande fascia di consumatori del prossimo futuro.

Eppure, anche se ora i Millennials sono adulti (secondo il Pew Research Institute si può ragionevolmente fissare come data finale di questa generazione il 1996), perché ha ancora senso parlare di loro?

I Millennials tornano al centro della scena


I più giovani appartenenti alla fascia dei Millennials hanno oggi 24 anni. E come i più anziani dei primi anni 80 si trovano ad affrontare un’altra crisi economica. Secondo alcuni economisti, che l’hanno paragonata per effetti e dirompenza al grande crollo del 1929, sarà ancora potenzialmente più dannosa della precedente iniziata nel 2008 con lo scandalo americano dei mutui subprime. E sono proprio i Millennials, complice anche il loro passato fatto di precariato e aspettative infrante, a subirne maggiormente le conseguenze.

I ragazzi tra i 24 e i 40 anni, infatti, si trovano nuovamente a fare i conti con un mondo del lavoro che lascia poco spazio alle aspirazioni individuali. Secondo i dati diffusi dall’Istat e relativi al 2020, il saldo degli occupati, sui dodici mesi, risulta negativo di 444.000 unità. Il tasso di disoccupazione è salito, a dicembre, al 9%. Ma l’incidenza maggiore si riscontra ancora una volta nella fascia di popolazione più giovane: quasi uno su tre è senza lavoro, per una percentuale che sfiora il 30%.

I giovani e il denaro


Per questo i Millennials hanno anche una percezione negativa di sé stessi e del mondo che li circonda. Il contesto nel quale vivono e lavorano, e le difficoltà nel raggiungere l’indipendenza finanziaria rispetto alla famiglia d’origine, li portano ad incontrare ostacoli nel pianificare il loro futuro. Ma al contempo, tutti questi elementi contribuiscono anche a renderli particolarmente attenti e interessati all’allocazione delle proprie risorse economiche. Molto più di altre generazioni.

Secondo un sondaggio condotto da Columbia Threadneedle Investments (gruppo di risparmio gestito attivo a livello globale) a fine 2019 su un campione di 2.000 italiani, tra cui 563 Millennials, emerge che sebbene le preoccupazioni economiche tocchino tutte le generazioni trasversalmente, risultino essere più diffuse proprio tra i nati tra gli anni ’80 e la metà dei ’90. Il 62% di loro soffre di insonnia causata dalla difficoltà di arrivare a fine mese. Mentre ben il 40% teme il confronto con amici e familiari.

Fra i motivi fonte di maggiore preoccupazione vi sono le spese di breve periodo e la pianificazione di un piano pensionistico adeguato. Per il 66% degli intervistati il principale problema è riuscire ad acquistare una casa di proprietà. Per il 61%, invece, beneficiare di assistenza socio-sanitaria dopo la pensione e disporre di liquidità per affrontare spese importanti nel corso della propria vita. Non a caso, per tutte queste ragioni, i nati tra gli anni ‘80 e il 1996 risparmiano a volte molto di più rispetto alle generazioni che li hanno preceduti.

Oltre i Millennials


Anche la generazione immediatamente successiva ai Millennials sta iniziando ad essere al centro di studi e ricerche. Sono i giovanissimi della Gen Z (o Generazione Z) , come li hanno definiti i sociologi di tutto il mondo. Nella maggior parte dei casi vanno ancora a scuola e rappresentano un bacino enorme di potenziali consumatori. Hanno già un potere d’acquisto e capacità di spesa non indifferenti. E gusti ben delineati.

Ma una delle principali caratteristiche che li contraddistinguono dai loro predecessori è la maggiore propensione alla salvaguardia dell’ambiente. Sono nati con gli strumenti digitali sempre a disposizione e hanno imparato, a loro spese, che tutelare l’ambiente e preservare le risorse naturali è sicuramente una delle priorità del nostro tempo.

Secondo una recente ricerca elaborata dal Museo del Risparmio, di Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Episteme, dal titolo “Il Valore della Sostenibilità Ambientale ed Economica per i giovanissimi” , infatti, i ragazzi italiani tra i 13 e i 18 anni associano spesso il concetto di “sostenibilità” a una visione prevalentemente negativa e catastrofista della questione ambientale o economica.

Sono più maturi delle generazioni precedenti riguardo a queste tematiche e dimostrano una consapevolezza molto più marcata relativa al rapporto, strettissimo, tra ambiente e economia. Sanno collegare i principi astratti ad azioni concrete, tanto che si nota un diffuso impegno individuale per la riduzione dello spreco delle risorse naturali. E avendo grande attenzione per le risorse naturali, gestiscono con uguale cura il denaro. Oltre l’85% dei giovani intervistati dichiara di pensare abitualmente a come gestire il denaro di cui è in possesso. E 3 ragazzi su 4 risparmiano in vista della realizzazione di un progetto personale.

Prodotti bancari a confronto


Anche le banche hanno capito che, per rivolgersi ai giovani oggi, serve un’offerta dedicata. Con condizioni migliorative rispetto a quelle standard e garanzie aggiuntive se si tratta di concedere mutui o prestiti. OF Osservatorio finanziario ha messo a confronto i prodotti pensati proprio per questo target di età di 10 istituti di credito: Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, Monte dei Paschi di Siena, BNL BNP Paribas, BPER Banca, Bancoposta-Poste Italiane, Banca Mediolanum, Credem, Crédit Agricole.

Non solo. Negli ultimi anni hanno iniziato a comparire anche soluzioni di light banking, con i servizi di una Imel, con un brand e campagne dedicate e con l'obiettivo di agganciare il nuovo cliente via app verso altre forme di gestione del denaro come i prestiti istantanei e gli investimenti anche di piccole somme, partendo da forme di risparmio per obiettivi con salvadanai virtuali. Una delle prime banche a crederci è stata Banca Sella con Hype. Poi sono comparse anche Flowe di Banca Mediolanum e BPER Banca con Dots.

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