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Vale a dire che non avrà più senso distinguere tra linee “green” e standard, perché tutte integreranno al loro interno criteri di sostenibilità. In che modo? Lo spiega a OF Osservatorio Finanziario Michele Bovenzi, Head of Discretionary Portfolio Management Italy della banca tedesca. Anticipando anche i temi che, nei prossimi mesi, potrebbero correre di più
Bovenzi (Deutsche Bank): “Entro il 2025 tutti i nostri prodotti di investimento saranno solidali”
È stato uno dei primi gestori di portafoglio a offrire prodotti Esg in Italia già nel 2013. Un acronimo che indica i tre fattori chiave nella misurazione della sostenibilità e dell'impatto sociale di un investimento in una impresa. In particolare, Environmental riguarda l’ambiente e il territorio. Social, comprende tutte le iniziative con ricadute sociali. Governance, invece, si riferisce agli aspetti interni dell'azienda e alla sua amministrazione. E tutti insieme questi criteri aiutano a determinare la futura performance finanziaria delle società.
E per il prossimo futuro l’obiettivo è ambizioso: entro il 2025 tutte le linee di investimento integreranno al loro interno i criteri di sostenibilità. Significa che non ci saranno più gestioni specificatamente “green”, ma anche le linee standard potranno essere definite come rispettose dell’ambiente. Lo annuncia a OF Osservatorio Finanziario Michele Bovenzi, Head of Discretionary Portfolio Management Italy di Deutsche Bank. Che anticipa i piani per i prossimi anni. E fa un distinguo: alcuni temi, nell’ampio mondo della sostenibilità, hanno già corso molto e potrebbero rallentare. Su cosa focalizzarsi, quindi, da qui in avanti? Sui temi sociali, risponde. Ma non solo.
Estratto da La Bussola Retail di aprile 2021
OF: In Germania la vostra capogruppo ha appena pubblicato la dichiarazione non finanziaria di sostenibilità. Ci sono linee guida, un progetto che seguirete anche voi per il prossimo futuro?
Bovenzi: Assolutamente sì, l’impegno del gruppo ormai è corale. E l’obiettivo è quello di arrivare al 2025 con una grandissima fetta, parliamo di centinaia di miliardi di euro investiti e finanziati con logiche di sostenibilità a livello di gruppo.
OF: Per capire cosa questo piano può significare, facciamo un passo indietro. Il vostro team è stato uno dei primi gestori di portafoglio ad offrire prodotti ESG in Italia già nel 2013. Perché puntare su questo tipo di investimenti?
Io risponderei: perché no? Nel senso che su questa tipologia di investimenti esiste un allineamento degli interessi della nostra clientela e degli stakeholder più in generale. Inoltre, si tratta di prodotti finanziari che dal punto di vista dei risultati non hanno performance peggiori di quelli tradizionali e che in alcuni casi hanno fatto registrare rendimenti anche migliori. Inoltre, hanno il pregio di ridurre la volatilità, quindi i rischi associati al portafoglio.
OF: E quali prodotti Esg proponete?
Attualmente le strategie in gestione patrimoniale con logiche ESG sono due: la linea conservativa e quella bilanciata. La maggior parte dei clienti ha un approccio conservativo, tanto che la linea che è stata lanciata nel 2013, quando abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto, era solo conservativa. Poi abbiamo scelto di introdurre anche la bilanciata per fornire ai clienti che lo richiedono una maggiore esposizione all’azionario.
OF: E come sono composte queste due linee di gestione patrimoniale?
Come la maggior parte delle nostre linee in gestione, sono composte da fondi attivi, singoli titoli, azionari, obbligazionari ed ETF. E sono costituite sulla base di una nostra ricerca sia nel senso dell’asset allocation tattica sia nell’ambito della scelta degli strumenti. Viene poi utilizzato un filtro di sostenibilità che va ad aggiungersi all’analisi finanziaria, completandola ed integrandola. Questo vuol dire che noi quando facciamo le scelte di investimento tattico ragioniamo in base alla nostra house view in generale, per cui non ci sono distinzioni tra linee ESG e non.
OF: Dunque, tutte le vostre gestioni sono già potenzialmente sostenibili?
In un certo senso sì. Tutte integrano i criteri di sostenibilità nelle scelte di investimento. Ma in quelle non classificate come ESG viene applicato un filtro non bloccante.
OF: Mentre le gestioni ESG in cosa si differenziano?
In questo caso il filtro di sostenibilità è bloccante. Quindi tutti i fondi, i singoli titoli, e gli ETF che non rispettano un parametro minimo di sostenibilità non vengono inseriti in portafoglio. In pratica ragioniamo su ogni singolo prodotto investito, non sulla media degli investimenti. E questa analisi di sostenibilità si avvale anche del contributo di provider terzi , per valutare anche da una prospettiva esogena le metriche di sostenibilità degli strumenti che valutiamo.
OF: Il 2020 è stato l’anno dei record per gli investimenti “green”. Secondo lei è un trend che è destinato a crescere?
Sicuramente. Anche perché la pandemia ha aumentato la sensibilità degli investitori verso queste tematiche. Anzi, mi aspetto che questo trend continuerà a crescere fino a che non diventerà talmente “mainstream” da rendere addirittura irrilevante il concetto stesso di sostenibilità.
OF: Perché tutto sarà ormai sostenibile?
In un certo senso sì. Noi, per esempio, stiamo facendo delle valutazioni per far confluire gran parte delle nostre gestioni tradizionali in strategie che saranno nelle loro versioni conformi all’articolo 8 del Regolamento del Parlamento europeo in materia di trasparenza circa la sostenibilità nel settore dei servizi finanziari.
OF: E in particolare, ci sono settori, all’interno di questo ampio mondo degli investimenti sostenibili, che presentano secondo lei maggiori opportunità di crescita?
Fino al 2020 gli investitori si sono concentrati soprattutto sui fattori “ambientali”. È un tema che ha avuto buoni risultati e credo rimarrà giustamente sotto i riflettori, soprattutto in vista di COP26 a Glasgow questo novembre, ma ritengo che l’area di maggiore crescita prospettica nel 2021 e negli anni a seguire sarà nel mondo del “sociale”, particolarmente oggetto di attenzione in questo periodo con i problemi sorti in merito alle disuguaglianze, all’accesso all’educazione, al modo in cui stiamo vivendo in questo nuovo contesto post-Covid.
OF: Quindi voi adatterete il vostro il portafoglio?
Ci saranno altri temi che offriranno maggiori opportunità, mentre quelli che hanno corso molto potrebbero rallentare. È questo il punto forte di un approccio di sostenibilità relativo e non assoluto: si vanno a premiare via via le realtà che sono più avanti nel processo di trasformazione green. Io mi aspetto che con una crescente maturità su queste tematiche, e anche grazie alla regolamentazione che farà un po' di ordine in Europa stabilendo criteri da un punto di vista più oggettivo, anche chi è rimasto più indietro possa recuperare.
OF: Per esempio, chi potrà recuperare fornendo nuovi potenziali ambiti di investimento?
Le piccole e medie imprese, che spesso sono leader di sostenibilità, ma magari non hanno uffici dedicati e non promuovono pienamente questa loro attenzione. Penso sia un ambito che avrà molto margine di miglioramento e di visibilità verso gli investitori istituzionali. E di conseguenza potrebbe essere una realtà in forte recupero in futuro.
OF: E poi?
Tutto il mondo dei temi di investimento e più nello specifico dei fondi azionari tematici che credo troveranno una sintesi proprio con il mondo della sostenibilità. Per esempio, penso alla comunicazione 5G, al settore dell’healthcare, e a quello dell’invecchiamento della popolazione. Tutti questi temi potranno sposare la logica Esg nel filtro con cui si vanno a selezionare i titoli. Ma va tenuto monitorato anche il mondo emergente.
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