SOMMARIO
I fortunati sono i possessori di Mutuo Arancio, che hanno già visto a gennaio accreditato il bonus governativo sul tetto massimo del 4%. Per tutti gli altri, c’è da sperare nella rata di luglio quando dovrebbe essere accreditata la somma. Ma gli aventi diritto sono veramente pochi e soprattutto riceveranno una manciata di euro.
Oops, è scomparso il tasso al 4%
Sul fronte dei rimborsi governativi per i mutui variabili ci sono tre notizie: una buona, una cattiva e una pessima.
Quella buona è che finalmente i rimborsi che il Governo aveva promesso alle famiglie con una sola casa di proprietà e con un mutuo “non a tasso fisso” contratto prima dell’ottobre 2009 starebbero per arrivare con la rata di luglio.
Quella cattiva è che saranno in pochissimi a riceverli, perché gli aventi diritto sono molto meno del previsto. Secondo le prime stime di Osservatorio finanziario, infatti, le persone in possesso di tutti i requisiti richiesti dal decreto sono intorno alle 60mila.
La pessima notizia è che i “fortunati” riceveranno una manciata di euro. Secondo le stime di Osservatorio finanziario al massimo riceranno 300 euro. Ma la media stimata dalle banche monitorate dall’Osservatorio è molto più bassa: circa 75 euro a testa per “avente diritto”. In più c’è il problema tassazione: questa somma dovrà essere dichiarata l’anno prossimo nella dichiarazone dei redditi in modo da ridurre la detrazione d’imposta per la prima casa. In altre parole, il rimborso governativo è di pochi spiccioli.
Tanto rumor per nulla? Sembrerebbe di sì. In realtà gli unici forunati sono i mutuari di Mutuo Arancio. A loro la Ing Direct, infatti, ha già accreditato da gennaio la differenza tra il tetto massimo imposto dal Governo con il decreto "salva-famiglie", il famoso tasso di salvaguardia del 4%, e quello effettivo, quell'Euribor schizzato a quasi il 6% a fine 2008.
Come mai si è arrivati a questa conclusione? E ancora: perché tantissime esclusioni? Ecco finalmente i fatti. E qualche calcolo in dettaglio.
Il Decreto ha richiesto ben tre circolari chiarificatrici del Ministero Economia e Finanze (Mef), una cicolare ABI e tanto lavoro dell’Agenzia delle Entrate e delle Banche e Bancoposta. Tutto era partito nove mesi fa, nell’ottobre 2008 quando l’Euribor era schizzato all’insu fino a raggiungere il 5,39% a tre mesi. Fatto il decreto è subito iniziato il rosario di problemi. I più si sono trovati incagliati nel mistero degli "aventi diritto": e così a marzo, a 5 mesi dalla data dell'emissione del decreto, una circolare del Ministero (la seconda di tre) chiariva che sarebbe stata l'Agenzia delle Entrate a preparare le liste delle persone con le credenziali giuste per ricevere il bonus governativo. L'Agenzia ha lavorato per tre mesi, cioé fino a fine giugno, ma, a quanto risulta a OF, il risultato ottenuto sembra sia stato un calvario per le banche: i file dati non erano facilmente integrabili con quelli standard delle Banche e in più si trattava di dati vecchi riferiti al 2007. E se nel frattempo qualcuno si era trasferito, era deceduto, aveva comperato un'altra abitazione? Inoltre molte persone si sono trovate escluse. Il Ministero Economia e Finanze (Mef) è dovuto intervenire di nuovo e fatto sapere che basta un'autocertificazione, il cui modello si trova anche sul sito del Minsitero o presso la banca. Ma attenzione: quell'autocertificazione dovrà essere controllata ancora una volta dall'Agenzia. E guai a sbagliare, si può incorrere a pesanti sanzioni penali.
Intanto, dopo le prime care tre rate del 2009, i tassi variabili sono precipitati ben al di sotto di quel tetto. Oggi il tasso Euribor a tre mesi è scivolato a un nuovo minimo record di tutti i tempi sotto quota 1%. Il tasso semestrale è calato a 1,2% da 1,428% di maggio. Inoltre, sono sorti numerosi problemi legati alla interpretazione del decreto. Primo problema: nel decreto è scritto esplicitamente che "La quota delle rate per ciascun mutuatario posta a carico dello Stato è determinata dalle singole banche o intermediari finanziari ed anticipata da questi al mutuatario". Ma la Banca riceve quel denaro non in contanti, ma come credito d'imposta. Il che ha portato le banche a perdere tempo nel calcolare questa montagna di denaro nella loro dichiarazione dei redditi. Anche qui è dovuta interventire l'Agenzia delle Entrate, (Leggi qui). ABI da parte sua ha inviato una circolare a tutte le banche perché tengano presente tutte le persone negli elenchi. E anche chi fa una autocertificazione da soli o attraverso il commercialista. Una circolare non è mai così vincolante. E soprattutto in questo modo ABI fa sapere che le banche sono manlevate da qualsiasi responsabilità circa possibili errori negli elenchi ricevuti.
Secondo problema: sono o meno compresi anche i mutui a tasso misto con partenza tasso variabile? Sembrerebbe di sì, ma sono molte le banche ad avere messo le mani avanti dato che il calcolo degli interessi sembrerebbe particolarmente difficile. Terzo problema: E i mutui cartolarizzati? Anche in questo caso, il problema non dovrebbe sussistere. Ma al contrario per le banche un mutuo cartolarizzato crea sempre problemi nel calcolo di qualsiasi cosa, rinegoziazione compresa. Quarto: hanno diritto alla restituzione anche chi ha un "mutuo d'accollo" con un costruttore? Anche in questo caso la risposta è positiva. E lo è anche per chi ha goduto di una rinegoziazione e anche coloro che hanno acceso il mutuo per abitazione o ristrutturazione per propria casa di abitazione. Ma anche in questo caso molte banche hanno alzato gli scudi. Una terza cicolare, quella di aprile, ha dovuto chiarire anche che hanno diritto alla restituzione anche chi ha un mutuo insieme ad un'altra persona di cui una sola "avente diritto". La stessa circolare ha aggiunto inoltre una clausola per la "mora" dovuta in quanto, appunto, la restituzione è ormai in ritardo di mesi: attenzione, quindi, alla data di valuta dell'importo che deve essere quella delle rate già pagate. Altro problema risolto dalla terza circolare quello dei mutuatari che hanno un conto corrente presso una banca diversa: in questo caso è applicato un rendimento annuo pari all’1,38% – corrispondente alla media dei tassi sui depositi in conto corrente delle famiglie italiane rilevata dalla Banca d’Italia nei mesi da ottobre a dicembre 2008 – per il periodo intercorrente tra la scadenza della rata e l’effettivo accredito.
Ci sono poi numerosi “se” e “ma” sollevati dalle banche. Eccone uno arrivato al blog.mutuiaconfronto.com. C'è chi ha chiesto se il proprio nominativo era o meno inserito negli elenchi degli aventi diritto e si è sentito rispondere dal funzionario della banca che non era possibile saperlo "per la privacy". Scusa non valida, assicurano all'Agenzia delle Entrate. La banca è tenuta ad informare il cliente se si trova o meno inserito, anche perché qualora non lo fosse il cliente ha il diritto, come detto sopra, di fare una autocertificazione da inviare all'Agenzia delle entrate attraverso il sistema online attraverso un commercialista o un Caaf. Intanto sono partite le lettere ai clienti delle Banche e di Bancoposta, che informano su quanto riceveranno sul conto corrente. E se non si è d'accordo con il calcolo fatto dalla banca? In questo caso si riamanda tutto a una trattativa personale tra il mutuatario e la banca che porterà via altro tempo.
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