SOMMARIO
Dal 1 febbraio è possibile non pagare il mutuo per la prima casa. E' la cosiddetta moratoria, cioé la possibilità di chiedere una sospensione fino a un anno delle rate. Ma non è chiaro quanto costerà alle famiglie che sono sempre più in difficoltà nel far fronte ai debiti che si accumulano
Parte la moratoria dei mutui. Incrociamo le dita
L'accordo c'è. Dal 1 febbraio è possibile non pagare il mutuo per la prima casa. E' la cosiddetta moratoria, cioé la possibilità di chiedere una sospensione fino a un anno delle rate. Per le banche, si legge nel comunicato dell'associazione bancaria italiana presieduta da Corrado Faissola, questa misura "è unica nel mercato europeo dei mutui e rappresenta una soluzione analoga a quella attivata per le Pmi". Una misura fortemente voluta dal Ministro dell'Economia e delle Finanze (Mef), Giulio Tremonti.
Ecco cosa prevede l'accordo: chi è in difficoltà perché ha perso il lavoro, è in cassa integrazione o per pre-morienza del capo famiglia può richiedere alla propria banca di sospendere il pagamento delle rate per almeno 12 mesi, anche se ha già accumulato ritardi nei pagamenti fino a 180 giorni consecutivi, cioè per una rata semestrale. La sospensione si applica per i mutui di importo fino a 150.000 euro accesi per l'acquisto, costruzione o ristrutturazione dell'abitazione principale, nei confronti dei clienti con un reddito imponibile fino a 40.000 euro annui. Si può richiedere la sospensione del rimborso a partire dal 1 febbraio 2010, con riferimento ad eventi accaduti dal gennaio 2009 in poi.
Non è ancora chiaro se aderiranno tutte le banche. In ogni modo Abi fa sapere che una lista delle banche aderenti sarà pubblicata nel suo sito internet (www.abi.it), dove sarà anche possibile "scaricare" il facsimile del modulo di richiesta di sospensione da parte del cliente, distribuito anche presso le filiali delle banche aderenti. Abi e le associazioni dei consumatori firmatarie hanno previsto di monitorare l'andamento dell'iniziativa nel corso del 2010, almeno ogni sei mesi, per avere un quadro aggiornato e attualizzato della situazione. Ad esempio, c'è da controllare che le banche non innalzino insormontabili barriere all'applicazione dell'accordo, con la scusa che i mutui sono stati cartolarizzati.
Altroconsumo, inoltre, non ha firmato, perché aveva chiesto di potere sospendere anche le rate per prestiti personali e il credito al consumo. Mentre un'altra associazione, l'Adusbef, non aderisce perché ritiene che il sistema previsto dalle banche acuirà "la restituzione di interessi anatocistici con un appesantimento delle rate che dovranno comunque essere pagate".
Of-Osservatorio finanziario si augura che questa iniziativa, che ha comportato molte ore di trattative, non si riveli una delusione come è accaduto con il famoso tetto del 4% (Leggi qui) e ancora prima con il primo accordo Abi-Mef (Leggi qui), quello che prevedeva di creare un secondo "mutuo", cioé un conto aggiuntivo dove si andava ad accumulare il debito residuo in caso di diminuzione dell'importo della rata mensile. Anche la rinegoziazione, inoltre, si è sta rivelando in alcune banche difficile e anche onerosa, un'occasione per aumentare gli spread, le spese e anche la percentuale applicata all'ipoteca, dal 150 al 200 per cento e oltre. Tutte iniziative che avevano generato molte aspettative, ma hanno aiutato molto poco le famiglie in difficoltà.
Le premesse per ulteriori problemi sembrano esserci: infatti non c'è nessuna clausola che calmieri il tasso applicato al debito residuo che si andrà ad accumulare su quello del mutuo. Dove arriverà, quindi, l'ammontare aggiuntivo per gli interessi sospesi da pagare alla banca, fin dalla prima rata successiva alla fine della sospensione? Nell'accordo non è previsto nessun limite, lasciando alla singola banca la decisione sulle modalità di rientro per il cliente. Un rischio elevato per le famiglie che potrebbero non riuscire a pagare il debito o essere costrette a pagarlo per una intera vita o anche due lasciando il debito ai figli.
Famiglie che oggi si trovano sovra sovradebitate e fortemente insolventi. Chi ha un mutuo spesso ha anche sottoscritto debiti per pagare una rata oppure ne ha chiesto un altro per coprire le spese condominiali salite negli ultimi anni del 90% soprattutto nelle grandi città. Non a caso, in Italia ci sono quasi 2 milioni di casi pendenti per litigi condominiali con un aumento esponenziale di emissione di decreti ingiuntivi nei confronti di inquilini morosi dato l’aumento dei condomini che non riescono a far fronte alle spese ordinarie.
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La famiglia non ce la fa a pagare l'affitto o il mutuo
Un esempio lo traccia la recente indagine Nomisma sullo stato di salute delle famiglie di Bologna in merito al credito. In sintesi: le spese per mantenere l'abitazione superano spesso il reddito medio della famiglia. Il 75 per cento delle famiglie bolognesi si trova in difficoltà per il pagamento dell'affitto. Cioè si trova a pagare un canone superiore al 30 per cento del proprio reddito, la soglia di sostenibilità indicata dalla Banca d'Italia.
Secondo il Bollettino statistico sulla ricchezza delle famiglie di Banca d'Italia, infatti, le famiglie si sono impoverite: in un solo anno, tra il 2007 e il 2008 sono andati in fumo 161 miliardi di euro risentendo della riduzione delle attività finanziarie (-8,2%) e di un aumento delle passività (3%). Le famiglie si arricchiscono di mattoni e cemento armato, però, indebitandosi proprio per la casa. A prezzi costanti, la riduzione della ricchezza complessiva rispetto al 2007 è risultata pari al 5%. Il problema è che la povertà ha sacche sempre più ampie: aumentano le famiglie che hanno poco o nulla, mentre poche diventano sempre più ricche. Nel 2008, la metà più povera delle famiglie italiane deteneva il 10%, mentre il 10% più ricco aveva il 44%. La ricchezza netta pro capite, nel 2008 ammontava a circa 138 mila euro (a prezzi correnti -2,6% sul 2007, a prezzi costanti -5,6% sull'anno precedente). Il Bollettino segnala anche una buona notizia: il risparmio delle famiglie italiane tiene. Nel periodo 1995-2008 ha contribuito alla crescita della ricchezza netta per circa il 60%, contro il 40% dei capital gain. Il risparmio, che negli ultimi anni si attesta attorno all'1% della ricchezza netta, ha fornito un contributo alla crescita della stessa con una variabilità più ridotta di quella dei guadagni in conto capitale. Chi ha denaro e case, quindi, mantiene affitti elevati.
Tornando all'esempio di Bologna, i prezzi delle case sotto le due Torri sono aumentati del 90,6 per cento e gli affitti del 75,2 per cento, a fronte di un +18 per cento medio dei redditi familiari negli ultimi 10 anni anni (a livello nazionale l' aumento è del 164 per cento dei prezzi e del 105 per cento dei canoni di locazione). Nomisma ha anche provato a calcolare qual è il reddito minimo per avere un tetto sopra la testa: 25.300 euro l’anno se si paga un canone, molto di più, quasi il doppio se si vuole anche acquistarne una. Il problema non riguarda ovviamente solo Bologna, ma tutte le città italiane.
Su un totale di 1,1 milioni di famiglie povere e indigenti presenti in Italia, secondo le ultime rilevazioni dell'Istat (diffuse a luglio e relative al 2008), quelle interessate dalla sospensione delle rate dei mutui per l'acquisto di casa potrebbero essere - secondo primissime stime bancarie - 110mila, per un valore complessivo di 8 miliardi di mutui erogati. Il 2010 sarà dunque l'anno della "moratoria", il nuovo mantra che inonderà web, forum e giornali. Significa che chi ha un debito e non ce la fa a pagare chiederà di posticipare la data di scadenza, di diminuire o diluire le rate. Su circa 6 milioni di famiglie indebitate (una su cinque), la Centrale rischi finanziari denuncia che ogni giorno almeno mille smette di rimborsare affitti, bollette, spese condominiali e canone Rai. Come negli anni 50, ma allora il motivo era il boom economico, la famiglia rateizza un po' tutto, dall'auto (44%) agli elettrodomestici (20,3%) dai mobili (12%) ai computer e cellulari (11%). I debiti insoluti sono triplicati in un anno, un 2009 horriblis per il credito. Per i mutui l'insolvenza è raddoppiata passando dall'1 all'1,8 per cento. Se solo 5 anni fa i passivi delle famiglie erano il 31 per cento del reddito disponibile, oggi si supera il 58 per cento.
Ottenere un prestito, inoltre, è molto difficile se non impossibile per chi non è un bravo pagatore. Non a caso, l'ultimo Barometro Crif (Leggi qui) sulla domanda dei prestiti a novembre segnala ancora una volta il segno meno. Un meno 4% che, insieme alle rilevazioni mensili dall'inizio dell'anno, danno un calo medio annuale del 5% rispetto al pur difficile 2008, che già segnava un -3% rispetto al 2007. Cifre che indicano "una maggior prudenza da parte degli operatori di settore nell’erogare finanziamenti" soprattutto superiori ai 10mila euro e sul lungo periodo. La media infatti è di micro prestiti, anche di soli 1500 euro restituibili in 12 - 15 mesi con tassi annui che superano, per chi non ha una fedina creditizia sempre limpida, anche il 12-13%. Prestiti che servono a tamponare una crisi momentanea, una svista nelle spese mensili, la rottura di un elettrodomestico, il ricorso al dentista o per evitare, appunto, il salto della rata del mutuo. Grazie alla moratoria, quindi, questa spirale di debito potrebbe arrestarsi.
C'è infine da segnalare che comunque sono già numerose le banche che hanno di loro iniziativa, dal 2008, iniziato campagne "salva famiglie" (Leggi qui).